Dalla Preistoria ai Doria, dall'annessione al Comune di Pisa ad Eleonora d'Arborea sino (1410) quando ritorna agli Aragonesi. La sua Storia è ricca di avvenimenti che vale la pena ripercorrere. Una natura tutta da vivere. Un riferimento per i Mineralisti della Gallura e della Sardegna. Bortigiadas ha le carte in regola per diventare una vera perla Sarda dall'elevato richiamo turistico. (2)
Bortigiadas, foto tratte dal sito ufficiale del Comune
Il territorio di Bortigiadas, in Gallura, confina con quello dei comuni di Aggius, Viddalba, Tempio e Perfugas. L'80% del territorio è costituito da colline medio-alte, in parte coperte da boschi di querce, lecci, roverelle, lentischi, corbezzoli e ontani. Unica attività praticata in questa parte del territorio è l'allevamento del bestiame, costituito complessivamente da 1100 capi bovini, 1700 ovini, 600 caprini e 400 suini (secondo i dati del censimento dell'agricoltura del 1990)
Mappa Comune di Bortigiadas, dal Dizionario Storico Geografico dei Comuni della Sardegna
La parte più alta è rappresentata da Punta Salici con i suoi 911 metri sul livello del mare, in realtà nel comune di Viddalba. La zona, coperta in parte da boschi secolari, è particolarmente ricca di sorgenti che in epoca romana hanno consentito l'insediamento delle frazioni di Lu Falzu e di Figa Ruja, dove vivono e operano gli ultimi carbonai della Gallura. Le zone pianeggianti, di recente irrigazione, sono concentrate in massima nella bassa Tisiennari, la frazione più estesa e più popolata del comune, in prossimità del fiume Coghinas che delimita i confini tra la Gallura e l'Anglona e tra il comune di Bortigiadas e quello di Perfugas.
Una veduta di Punta Salici e del parco eolico
La parte bassa del territorio è attraversata in tutta la sua lunghezza dal rio Puddina, affluente di destra del Coghinas, una volta ricco di anguille, trote e carpe. Nel territorio Comunale, inoltre, sono presenti numerose pale eoliche per la produzione di energia elettrica rinnovabile.
La storia
Muraglia megalitica Tisiennari - Bortigiadas (1)
Muraglia megalitica Tisiennari - Bortigiadas (1)
Il territorio Bortigiadese fu abitato fin dalla preistoria, come attestano alcuni importanti nuraghi, il più grande dei quali è ancora visibile nella zona di Tisiennari in località Scala Mala. Sempre a Tisiennari, in località Turrinu, è stata scoperta nel 1978 una Domus de Janas scavata in un bancone calcareo fortemente degradato. Secondo gli esperti che l'hanno esaminata, la sua origine è da collegarsi ad un particolare momento dell'evoluzione dell'architettura funeraria preistorica con un alto livello di maturità espressiva (è unica nel suo genere per la presenza di numerose figurazioni schematiche incise, scolpite e dipinte sulle pareti: comprende almeno 4 ambienti). La storia più recente ricalca invece quella della Curatoria di Gemini nel giudicato di Gallura, di cui fece parte con il nome di Bortiglassa. Nel 1928, dopo la morte di Nino Visconti (nominato anche nella divina commedia da Dante Alighieri), Bortigiadas fu rivendicato dai Doria, ma passò al Comune di Pisa. Assoggettato agli Aragonesi nel 1326, nel 1389 fu espugnato dalla Giudichessa Eleonora d'Arborea ma in seguito alla battaglia di Sanluri (1410) tornò definitivamente agli Aragonesi. Nel XVIII secolo divenne feudo dei marchesi Fadriguez Ferdinandez, che lo tennero dino al 1939, anno dell'abolizione dei feudi in Sardegna.
In quel periodo Bortigiadas contava 1733 abitanti, la cifrà più alta raggiunta dalla popolazione nel corso della sua storia, se si escludono i 1780 abitanti del 1951. In seguito, sia per l'emigrazione, sopratutto nel dopoguerra, sia per la nuova delimitazione dei confini fissata per consentire l'istituzione del comune di Viddalba (1975), la popolazione ha subito un notevole calo. In pratica una persona su due ha lasciato il paese negli ultimi 60 anni. Nonostante questo, è rimasto sempre invariato il senso di ospitalità, della laboriosità e della nota onestà.
Bortigiadas
Il Paese. Il Paese è stato praticamente ricostruito all'interno del suo stesso perimetro. Il centro storico è scomparso, se si eccettua laFuntana Ecchia (fontana vecchia) sopravvissuta con la sua enorme vasca, un lavatoio pubblico dove si faceva la bucata(il bucato). Sono presenti una biblioteca comunale dotata di alcune migliaia di libri (e il rapporto libri/abitanti è il più alto della Gallura) e il primo museo mineralogico della Sardegna, dotato di centinaia di minerali provenienti da tutto il mondo appartenenti a circa trecento diversità. Su questo museo ha focalizzato l'attenzione l'associazione Gallura da Valorizzare, che sogna, grazie alla collaborazione con l'amministrazione ed il supporto del Mineralista Antonio Gamboni e dell'Ass. Mineralogica "Giovani Cesaraccio", di incrementarlo ed aprirlo al pubblico con la creazione di un vero e proprio lavoro capace di attrare nel paese flussi turisti numerosi e certi.
Una attività dentro il Museo dei Minerali
Le tradizioni. Fra le feste va senz'altro ricordata quella di San Pancrazio (12 maggio e ultima domenica di settempre), di antico splendore. La festa, così come si celebrava nel passato, è descritta dal canonico Pietro Casu nel romanzo "Notte Sarda" in cui viene ricostruita una faida del secolo scorso tra le famiglie Scroccoa (nella realtà storica Spanu) e dei Zinilchi (Addis), che ha insanguinato per circa mezzo secolo la zona, causando la morte di decine di eprsone.Allora, circa cento anni fa, a Bortigiadas si parlava il saardo: <<un sardo – faceva notare l'Angius nel Dizionario del Casalis – depravato e mal pronunciato>>. Un po' come è accaduto all'attuale gallurese, che ha subito notevoli modifiche in questi anni perdendo parte delle sue originarie espressioni.In passato prese piede, in paese, divenendo famosissima in tutta la Sardegna, la Festa della Birra che si svolgeva il 13 Agosto attirando migliaia di turisti.Si deve infine ricordare il coro di Bortigiadas, o meglio ciò che di esso è rimasto nei ricordi della gente. Qualche anno fa in una raccolta di canti folkloristici europei, il coro di Bortigiadas (esempio di polifonia) ha rappresentato l'Italia, Allo stesso modo è citato e ricordato "nell'Enciclopedia del Folklore". Il coro è oggi relegato nella memoria.
Sotto l'intervista al Sig. Cossu, appassionato di musica nonchè voce del coro polifonico locale, si sofferma a parlare della "tasgjia", un tipo di canto corale tradizionale gallurese, di cui spiega con competenza la struttura.
SUPPORTO AUDIOVIDEO (3)
(1) Foto tratta da "Nuraghi Sardegna", approfondisci QUI (2) Tratto da "Dizionario Storico – Geografico dei comuni della Sardegna2, Carlo Delfino Editore. Per approfondire trovi informazioni QUI (3) Video tratto da Sardegna Digital Library, approfondisci QUI