LA BASILICA MARIANA DI LUOGOSANTO
A cura di PhD prof Luigi Agus, storico dell'arte, Accademia di Belle Arti di Palermo
Nel cuore della Gallura interna, in posizione elevata, si erge il centro di Luogosanto, caratterizzato, come il resto dei centri storici di questa regione, da palazzine in granito a due o tre livelli, ornate di balconcini sporgenti spesso fioriti. Su una piazza centrale davanti al Palazzo Comunale, si erge la basilica della Natività di Maria, principale santuario mariano gallurese. L’edificio, che subì diversi rifacimenti, si presenta oggi con una facciata in granito a vista a salienti divisa in due livelli da una cornice marcapiano. In quello inferiore si aprono tre portali con timpani finestrati di scarico sormontati da una lunetta al centro e due oculi ai lati, mentre quello superiore è caratterizzato da un rosone cieco e due volute sistemate subito sotto i salienti. L’interno è a tre navate, divise in quattro campate da pilastri reggenti arcate e volte a vela. In fondo all’aula si apre il presbiterio a pianta quadrata sormontato da una volta a crociera con gemma pendula, mentre dietro l’altare l’edificio è chiuso da un’ampia abside emiciclica.
L’interno è interamente decorato da pitture murali realizzate subito dopo la Seconda Guerra Mondiale da un soldato milanese per un voto fatto alla Madonnina protettrice del capoluogo lombardo, raffigurata nella prima cappella a destra. La fondazione della basilica, secondo quanto riporta il cosiddetto Condaghe di Luogosanto (o meglio un frammento trascritto nel ‘500 di un pseudo condaghe), sarebbe stata fondata nel 1217 o 1227 da tre frati francescani, in seguito ad una apparizione della Vergine avuta a Gerusalemme. Secondo il testo, infatti, Maria ordinò ai tre monaci di recarsi in Gallura, dove in un bosco avrebbero trovato le spoglie dei santi anacoreti Nicola e Trano. Una volta rinvenuti avrebbero dovuto edificare tre chiese: una a lei dedicata per ringraziamento e altre due sui rispettivi luoghi di rinvenimento delle reliquie. I frati si recarono sul posto, rinvennero le reliquie ed edificarono le tre chiese, delle quali oggi avanza quella, appunto, della Natività della Vergine, consacrata da un certo cardinale Giovanni di Avignone, e di San Trano, appena fuori paese. In affetti il testo, redatto nella prima parte e nell’ultima in spagnolo, mentre in quella centrale in sardo, desta non pochi problemi interpretativi, soprattutto nella parte in sardo, là dove si dice che i fatti avvennero sotto il pontificato di papa Onorio II, che visse circa un secolo prima (1124-1130), ma soprattutto che i frati erano “membri dell’Ospedale di San Giovanni Battista di Gerusalemme” e non Francescani. L’incongruenza è spiegabile con il fatto che si tratta della copia di uno scomparso documento più antico redatta dal vescovo francescano Luis Gonzáles (1513-38), che interpretò il frammento che gli era giunto nell’unico modo immaginabile, ossia che i tre “fradres” fossero del suo ordine, non tenendo conto che nel XII secolo non era nemmeno nato San Francesco.
L’interno è interamente decorato da pitture murali realizzate subito dopo la Seconda Guerra Mondiale da un soldato milanese per un voto fatto alla Madonnina protettrice del capoluogo lombardo, raffigurata nella prima cappella a destra. La fondazione della basilica, secondo quanto riporta il cosiddetto Condaghe di Luogosanto (o meglio un frammento trascritto nel ‘500 di un pseudo condaghe), sarebbe stata fondata nel 1217 o 1227 da tre frati francescani, in seguito ad una apparizione della Vergine avuta a Gerusalemme. Secondo il testo, infatti, Maria ordinò ai tre monaci di recarsi in Gallura, dove in un bosco avrebbero trovato le spoglie dei santi anacoreti Nicola e Trano. Una volta rinvenuti avrebbero dovuto edificare tre chiese: una a lei dedicata per ringraziamento e altre due sui rispettivi luoghi di rinvenimento delle reliquie. I frati si recarono sul posto, rinvennero le reliquie ed edificarono le tre chiese, delle quali oggi avanza quella, appunto, della Natività della Vergine, consacrata da un certo cardinale Giovanni di Avignone, e di San Trano, appena fuori paese. In affetti il testo, redatto nella prima parte e nell’ultima in spagnolo, mentre in quella centrale in sardo, desta non pochi problemi interpretativi, soprattutto nella parte in sardo, là dove si dice che i fatti avvennero sotto il pontificato di papa Onorio II, che visse circa un secolo prima (1124-1130), ma soprattutto che i frati erano “membri dell’Ospedale di San Giovanni Battista di Gerusalemme” e non Francescani. L’incongruenza è spiegabile con il fatto che si tratta della copia di uno scomparso documento più antico redatta dal vescovo francescano Luis Gonzáles (1513-38), che interpretò il frammento che gli era giunto nell’unico modo immaginabile, ossia che i tre “fradres” fossero del suo ordine, non tenendo conto che nel XII secolo non era nemmeno nato San Francesco.
L’interpretazione filologicamente più verosimile del documento (emendato delle parti scritte dal Gonzáles, cioè quelle in spagnolo che lo aprono e chiudono) è che i tre monaci fossero Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, noti poi come Cavalieri di Rodi e in seguito come Cavalieri di Malta. Una conferma in tal senso (oltre la perfetta coincidenza cronologica) sarebbe lo stesso cardinale Giovanni, che andrebbe identificato con Giovanni Vitale, creato proprio da Onorio II nel concistoro del dicembre 1126 e morto a Pisa nel 1133. I tre monaci, quindi, partirono dalla Terra Santa (ecco spiegato, a mio avviso anche il toponimo) e passando per la Puglia, dove presero alcune reliquie di San Nicola di Trani il pellegrino (Stiri 1075, Trani 1094), che poi nella tradizione popolare sarebbe stato sdoppiato in Nicola e Trano, giunsero in Sardegna. Fondata e consacrata la basilica la affidarono direttamente all’Ospedale gerosolimitano (così come riporta il condaghe), che nel 1187 era già stato spostato a Margat nel Principato di Tiro, fatto quest’ultimo che conferma in maniera definitiva tale lettura. Ammesso e non concesso, infatti, che dei frati francescani un secolo dopo abbiano fondato il santuario, risulta inverosimile che lo avessero affidato ad uno stabilimento monastico scomparso da almeno 50 anni e per giunta di un altro ordine. La basilica di Luogosanto sarebbe quindi un santuario mariano fondato dai Gerosolimitani provenienti dalla Terra Santa, che portarono con loro le reliquie del veneratissimo San Nicola di Trani, tra il 1126, data di creazione del cardinale Giovanni, e il 1130, data di morte di papa Onorio II.
A cura di Luigi Agus
A cura di Luigi Agus
Tratto da Gallura e Anglona