Luras è un grazioso comune della Gallura, e l'associazione Gallura da Valorizzare attraverso questo periodico Curiosando Sardegna, vuole provare a raccontarne le bellezze sapendo già che è impossibile, rappresentare in una pagina, il suo grande fascino. Per questo vi suggeriamo, come facciamo spesso con questi viaggi, di recarvi sul posto e vivere della sua ospitalità. Il Sindaco di Luras è Maria Giuseppina Careddu. Per vedere tutta l'amministrazione clicca QUI (Al termine della lettura di questo articolo, se vuoi vedere tutti i nostri viaggi clicca qui)
LURAS tra Storia, Tradizioni, Natura, Centro Storico, Musei, Saperi e Sapori
Dolmen e due attori in abiti tradizionali - Gallura da Valorizzare
IL TERRITORIO Luras sorge a 508 metri d'altitudine, adagiato su un poggio granitico che guarda a sud verso la catena del Limbara. Il territorio, di forma pressoché triangolare, ha una estensione di 86,98 kmq e confina a est con Calangianus e Sant'Antonio di Gallura, a nord con Luogosanto e ad ovest con Tempio Pausania. E' un territorio tipicamente collinare, la cui altitudine varia da 100 a 718 m slm, non presentando quindi alcuna cima particolarmente elevata. Il paesaggio, sempre piacevole, è molto vario: sugherete, macchia mediterranea, curatissimi vigneti, modesti rilievi rocciosi dalle forme a volte bizzarre si alternano ai terreni pascolativi punteggiati spesso da antichi stazzi. Il più importante corso d'acqua è il riu Carana, che attraversa longitudinalmente il territorio di Luras, andando a formare nell'estremo lembo nord orientale il lago artificiale del Liscia. Da qui, colnome di fiume Liscia, scorre placidamente verso nord fino a raggiungere il mare nella costa fraPalau e Santa Teresa Gallura.
SULLE SPONDE DEL GRANDE LAGO
Lago Liscia (foto Gallurago)
Il lago artificiale del Liscia, lungo oltre 5 km e largo 2, è nato con la realizzazione di uno sbarramento in località Calamaiu. L'imponente diga è stata costruita fra il 1958 e il 1962: con i suoi 69 metri d'altezza costituisce la più importante opera ingegneristica fino ad allora realizzata nella Gallura interna. La capacità massima d'invaso è di 105 milioni di metri cubi d'acqua: essa è stata raggiunta solo nel 2005, dopo quasi mezzo secolo dalla realizzazione della diga. Questa enorme risorsa idrica, utilizzata, oltre che per scopo irriguo, anche per l'approvvigionamento idrico di numerosi centri costieri, costituisce un'importante realtà economica e sociale: senza l'acqua del Liscia forse non sarebbe potuta esistere la Costa Smeralda. Incastonato con le sue acque blu fra bei rilievi coperti da macchia mediterranea, vigneti e sugherete, il lago ha assunto anche una grande valenza paesaggistica che non fa pensare alla sua origine artificiale. L'ambiente circostante, affascinante per vastità e solitudine, presenta alcuni elementi di eccezionale interesse naturalistico. Fra questi, a breve distanza dalla diga e vicinissimi alla chiesetta di San Bartolomeo si ergono, presso lo stazzo di Carana, due splendidi olivastri millenari dichiarati monumento naturale dalla Regione Sardegna. Il più grande dei due ha un'altezza di 15 metri e un tronco di 12 metri di circonferenza che sembra scolpito dalla natura.
Olivastro millenario - Sardegna DigitalLibrary
Olivastro Millenario - Foto "Sardegne"
Già nella prima metà dell' Ottocento le sue gigantesche dimensioni colpirono l'Angius, che cosi lo descriveva: «Otto uomini non cingerebbero il suo tronco sebbene distendessero a tutta misura le loro braccia; e tanto sono frondosi i suoi rami che non bracilmente vi penetri la pioggia. Nella parte infima del corpo ha palmi sardi 56, un po' superiormente 45%. Considerato che il palmo sardo corriponde a 26,2 centimetri, parrebbe che in quasi due secoli le dimensioni della pianta siano restat pressoché immutate: è quindi credibile l'età di 3000-4000 anni attribuita a questo patriarca della natura da recenti studi che lo riconoscono come l'olivo (oleastro) più vecchio d'Europa. Altri alberi monumentali sono presenti nell'agro di Luras. Vanno qui ricordati, sempre a Carana, sulle sponde del Liscia, due enormi lentischi, con una circonferenza del fusto rispettivamente di 4 e 5 metri circa e , in località Muscazega, ai confini col territorio di Tempio, alcune gigantesche sughere plurisecolari.
Nella terra dei dolmen di Luras sorge in un sito intensamente frequentato già nella preistoria.
Lo documentano i vari nuraghi di cui restano resti nelle vicinanze e l'esistenza di una via Nuraghe al centro del paese che, anche secondo la tradizione orale, testimonierebbe l'esistenza di un nuraghe nello stesso centro abitato: quattro dolmen nelle immediate vicinanze, poi, documentano una frequentazione del sito in epoca ancora più antica. I nuraghi del territorio sono tutti in pessimo stato di conservazione. Se ne cita qualcuno solo per completezza: Li Espi, sulla sponda sinistra del bacino del Liscia; Baddighe, in località omonima, ove si conservano anche i resti di una Tomba di giganti; Pabadalzu, in località Monte Pabadalzu; Pilea, in località Campanadolzu, che conserva una certa imponenza anche se in gran parte crollato. Ben altro rilievo monumentale e scientifico presentano invece i dolmen, presenti in numero di quattro in una breve area all'interno e nei pressi del centro abitato, tutti ben conservati nelle loro strutture. Il più piccolo, il dolmen di Alzoledda si trova sul pendio di una bassa collinetta granitica in un'area ormai inglobata totalmente nel tessuto urbano: la semplice struttura tombale ha forma rettangolare, con ingresso rivolto verso est, e camera di pianta rettangolare; sia le pareti laterali che quella di fondo sono costituite da un'unica lastra in granito; anche la copertura è realizzata con un unico masso piatto quadrangolare. Il dolmen di Ciuledda, a nord-est dell'abitato, posa su un bancone di roccia granitica scavato da alcune canalette naturali, forse parzialmente adattate dall'uomo, che formano un sistema di drenaggio delle acque piovane attorno al monumento: ha pianta semicircolare con pareti costituite da lastre verticali affiancate ed ingresso a sud-est; l'altezza della camera degrada dall'ingresso verso il fondo e la copertura è costituita da un'unica lastra poligonale. Durante i lavori di consolidamento di questi due dolmen, effettuati alla fine degli anni Novanta del Novecento, sono ti raccolti alcuni reperti che consentono di datare l'impianto di entrambi i monumenti alla fase più antica della "Cultura di Ozieri", attorno al 3200 a.C.: questa datazione induce tare, per l'inizio del fenomeno dolmenico in Sardegna, una data più antica di quella proposta convenzionalmente in precedenza. Una datazione più o meno analoga, anche se non suffragata da dati materiali, può essere proposta per gli altri due dolmen presenti nel territorio di Luras. Il dolmen di Billella, anch'esso di tipo semplice, ha pianta rettangolare e ingresso rivolto a nord-est; la parete di destra è costituita da un lastrone rettangolare e quella di sinistra da due massi parzialmente lavorati; il lastrone di copertura è appiattito nella superficie inferiore e lasciato al naturale in quella superiore. I dolmen di Ladas, uno dei più grandi e monumentali di tutto il Mediterraneo centrale, è invece del tipo "a corridoio": su un pianoro roccioso cosparso a ti da bassa macchia, a poche decine di metri da quello di Ciuledda, ha pianta rettangolare con fondo absidato ed ingresso rivolto a sud-est; l'altezza della camera degrada dall'ingresso al fondo e le pareti sono costituite da grandi lastre piatte; anche la copertura è realizzata con due grandi lastre. Intorno alla camera tombale si conserva un paramento murario costituito da lastre piatte, disposte in posizione obliqua. Luras è sicuramente documentata a partire dalla prima metà del Trecento in registri pisani e aragonesi, in cui compare con i nomi di Villa Lauras, Lunas e Luras. Faceva parte del giudicato di Gallura, curatoria di Gèmini, e si ritiene, stando tributi che pagava, che fosse un centro di media grandezza, con una consistenza demografica compresa fra i 50 e i 100 abitanti. In periodo feudale, come quasi tutto il territorio della ex-curatoria, appartenne ai Carroz, ai Maza del Liçana ai Portugal, ai De Silva Fernandez e ai Fadriguez Fernandez, dai quali venne riscattato dallo stato sardo nel 1839. La popolazione andò via via aumentando, incrementata, si ritiene, anche dagli abitanti di alcune delle ville esistenti all'inizio del Trecento e poi misteriosamente estintesi: Siffilionis, Canahim, Agiana, Canaran e altre, anche molto distanti dall'odierno abitato. Nel censimento del 1688 Luras aveva 408 abitanti; solo dieci anni dopo, nel 1698, erano 564, 1220 nel 1751, 1357 nel 1824, 1812 nel 1861, 2497 nel 1901. L'incremento continuò per tutta la prima metà del Novecento fino a raggiungere i 3162 abitanti nel 1951, per poi iniziare a regredire lentamente. Nel 2007 contava 2667 abitanti. Oggi conta 2509 abitanti.
fonte www.tuttaitalia.it
IL TRIONFO DEL GRANITO A VISTA
Chiesa di Nostra Signora del Rosario
Una grande ricchezza del paese è data dal suo centro storico, piacevole e ben conservato. E caratterizzato da numerosi palazzotti ottocenteschi e del primo Novecento che emergono dagli allineamenti di case basse affacciandosi spesso su strette viuzze. Sempre eleganti nella loro sobrietà, possono essere o in granito a vista o, se intonaca con i rilievi delle aperture in granito scolpito.
Al centro del paese è la chiesa parrocchiale intitolata alla Vergine del Rosario; edificata alla fine del Settecento per volontà del sacerdote Giorgio Scano, che in parte la finanziò, andò a sostituire la vecchia parrocchiale di San Giacomo che, ormai in rovina ai margini del paese, venne demolita nel 1765. Di questa non resta alcuna traccia se non toponimo (Santu Jagu) di un rione del paese. La chiesa del Rosario ha una semplice facciata in conci di granito a vista conclusa da un fastigio curvilineo. Spiccano il bel portale centinato cornice sagomata e, fra il portale e una finestra quadrangolare, una piccola nicchia che ospita una statuina marmorea della Vergine. Questa nicchia, realizzata in parte con un granito diverso da quello degli altri conci della facciata, parrebbe essere una monofora romanica proveniente forse da un'altra chiesa preesistente o dalla vecchia parrocchiale di San Giacomo. Di particolare interesse è l'interno, a tre navate con presbiterio quadrangolare. Le navate laterali sono composte ognuna dalla successione di tre profonde cappelle comunicanti fra loro mediante archi a tutto sesto; sia la navata centrale che le cappelle laterali hanno copertura a botte realizzata in mattoni e sono segnate da profonde unghiature in cui sono inserite finestrelle sia interne che esterne. L'intonaco originale è stato interamente asportato negli anni Sessanta del secolo scorso, snaturando sicuramente l'edificio ma conferendogli una grande austerità e una suggestione tutta particolare data dal contrasto fra il grigio granito dei paramenti murari e il rosso mattone delle volte.
Prospiciente la parrocchiale è l'oratorio di Santa Croce, sede della omonima confraternita: risalente al Seicento, è stato manomesso nella seconda metà del Novecento, riducendolo in lunghezza e arretrando la facciata: questa si presenta ora in granito a vista, sovrastata da una bella croce in granito scolpito proveniente da altro sito, ma purtroppo rovinata da una bizzarra apertura a forma di lungo arco ribassato realizzata sopra la porta d'ingresso.
Le due chiese, unitamente ai sobri edifici abitati vi che fanno loro da contorno, creano un interessante e pregevole contesto urbanistico. La piazza, dal perimetro piacevolmente irregolare dato dalla confluenza di ben nove vie e viuzze, non presenta alcuna costruzione recente o altro elemento di disturbo.
Fra i palazzotti signorili che prospettano sulla piazza risalta la casa Depperu: recentemente vin colata dal Ministero per i Beni Culturali, è stata edificata nel 1908 e da allora non ha subito interventi di rilievo, conservando ancora buona parte degli arredi originari e tutte le volte decorate con gradevoli affreschi liberty.
Nei vicoli del centro storico sono di un certo interesse altre due chiese: San Pietro (XVII secolo) e il Purgatorio (fine del XVIII). Entrambe realizzate in conci di granito a vista, hanno semplici facciate a capanna ingentilite da eleganti campani letti a vela anch'essi in granito. Ambedue le chiese sono state recentemente restaurate, fortunatamente nel rispetto delle caratteristiche originarie.
Luras ha molte chiese campestri. Ben tre sono in località Silonis, nel sito in cui si ritiene fosse l'estinto villaggio di Siffilionis: San Pietro, ormai vina e meritevole di un intervento di recupero (pare fosse la parrocchiale del villaggio); Santa Maria, di origine quasi certamente medievale (un'epigrafe con la data del 1109 è iscritta in un'architrave oggi murata in un ingresso secondario a seguito di un improvvido rimaneggiamento dell'edificio); San Leonardo, ricostruita nell' Ottocento sulle rovine di un' altra chiesa probabilmente medioevale. In località Carana, sulle sponde del Liscia e a breve distanza dagli olivastri millenari, la chiesetta di San Bartolomeo: è anch'essa di antica origine, ma purtroppo è stata malamente rimaneggiata nei primi anni Sessanta del secolo scorso. Al suo interno ospita, oltre al simulacro del santo titolare, anche quello di San Nicola, proveniente dalla omonima chiesa più a valle, (anch'essa di origine medioevale e probabile parrocchiale dell' estinto villaggio di Canara), che con la realizzazione del lago del Liscia è andata sommersa dalle acque: a volte, nei periodi di secca, capita che i suoi ruderi riemergano malinconici (VEDI VIDEO).
DALLE BERRITTAS AL NEBBIOLO Nell'Ottocento Luras raggiunse un particolare benessere grazie ad una intelligente integrazione delle tradizionali attività agricole e artigianali con quelle commerciali. Furono numerosi i luresi che, sfruttando una loro innata predisposizione per il commercio, cominciarono a smerciare i loro prodotti in ogni parte dell'isola. Oggetto principale di questo commercio erano i tessuti, prima prodotti dalle loro donne e poi prevalentemente importati dal Continente, e in particolare le berrittas, gli antichi copricapo del costume maschile. In molti fecero fortuna e tanti intrapre sero attività commerciali stabili in altri paesi finendo per stabilirvisi, senza però mai recidere del tuto il loro legame con Luras. Il benessere di allora è ancora documentato dai bei palazzotti ottocenteschi del centro storico. Ancora oggi Luras gode di un relativo benessere oltre che nel terziario, molti lavorano nella attigua zona industriale di Tempio-Calangianus e, soprattutto nel campo dell'edilizia, nella vicina Costa Smeralda. Sono abbastanza numerose le attività commerciali. Nell'artigianato risalta la lavorazione del sughero e la produzione di dolci tradizionali. Il turismo attualmente è destinato a un sicuro sviluppo legato prevalentemente alla valorizzazione del lago del Liscia, dove già sorgono alcune moderne strutture ricettive.
Agricoltura e allevamento continuano a essere pra ticati, almeno come seconda attività, da un buon numero di abitanti. Particolare rilevanza economica ha la viticoltura: negli ultimi anni è stata ampliata notevolmente l'estensione vitata, prediligendo i vitigni nebbiolo e vermentino. Le uve vengono vinificate prevalentemente nella Cantina sociale "Gallura" che, pur avendo sede a Tempio, è da considerarsi una realtà lurese. I suoi vini, molti dei quali hanno nomi che richiamano località luresi (Cauli, Karana, Ladas), hanno conseguito importanti riconoscimenti nazionali e internazionali. Buoni successi stanno riscuotendo anche i vini di una cantina privata nata di recente: la "Cantina Depperu" Il vino lurese per antonomasia è il Nebbiolo di Luras, un vino rosso e corposo ben diverso dal nebbiolo piemontese, derivato da un vitigno importato nell' Ottocento e a Luras acclimatatosi egregiamente. Per sostenere i produttori e favorirne la diffusione è stata recentemente istituita un'associazione ad hoc: la "Confraternita del Nebbiolo"
LURAS - ISOLA LINGUISTICA Nel cuore della Gallura, a pochissimi chilometri da Calangianus, Nuchis e Tempio, a Luras non si parla il gallurese ma il logudorese: un logudorese schietto e musicale che presenta la particolarità di non prevedere il plurale maschile: anche s'homine (l'uomo) al plurale diventa sas homines. Si è molto discusso sull'origine di questa isola linguistica in piena Gallura. La tesi più accreditata la lega allo spopolamento della Gallura avvenuto dal Trecento in poi: i luresi sarebbero i discendenti diretti di quella che era la popolazione autoctona della zona prima che iniziasse la pacifica immigrazione dei corsi che introdussero nella regione la loro lingua. La tesi troverebbe conferma, oltre che in alcuni caratteri somatici dei luresi (una statura leggermente più bassa della media della zona e una più bassa percentuale di biondi), anche in alcune tradizioni perduranti nel paese fra cui alcuni tipi di pane e di dolci comuni al resto dell'isola ma non alla Gallura.
FESTE La festa patronale, la Madonna del Rosario, si celebra la prima domenica di ottobre: molto sentita dai luresi, che mai rinuncerebbero ad essere paese per la circostanza, non si differenzia dalle altre feste patronali della zona. Molto suggestivi sono invece i riti della Settimana Santa, curati dalla confraternita di Santa Croce che negli anni, anche con l'adesione di diversi giovani, ha ritrovato una grande vitalità. Nel pomeriggio del venerdì santo si svolge prima il rito de s'Incravamentu (Cristo viene inchiodato in croce) concluso da una suggestiva processione notturna accompagnata da antichi cori sardi. Ben più festosa ma altrettanto suggestiva è la processione de s'Incontru che svolge la domenica di Pasqua.
Le feste campestri, quasi sempre accompagnate dal pranzo collettivo, sono più d'una: Santa Maria il lunedi di Pasqua, San Nicola la terza domenica di maggio, San Leonardo l'ultima domenica di maggio, San Giuliano la prima domenica di settembre, Sant'Elena il primo maggio, San Michele la prima domenica di maggio. (Le ultime due si svolgono in chiese che non sono più in territorio di Luras, né sotto la giurisdizione del suo parroco, ma i luresi vi continuano a celebrare le loro feste per antica tradizione).
Da ricordare Domos Abbeltas che quest'anno si svolgerà il 15 ed il 16 giugno, evento che grazie all'impegno dell'amministrazione e di tanti volontari cresce ogni anno con fascino e numeri importanti.
LURESI ILLUSTRI Fra i numerosi personaggi illustri di Luras vanno ricordati: Giacomo Pala (1849-1927), avvocato e uomo politico vicino alle posizioni di Felice Cavallotti, deputato al Parlamento ininterrottamente dal 1897 al 1919; Filippo Addis (1884-1974), uomo di cultura, critico letterario e fine scrittore: fra le sue opere più note, Giagu Iscriccia (1924), La sughera di Campanadolzu (1950), Renata (1962), Santina Liori (1967); Giorgio Bardanzellu (1888-19574), medaglia d'argento al valor militare nella Prima guerra mondiale, uomo politico di fede monarchica e brillante oratore, fu deputato al Parlamento dal 1934 al 1939 e successivamente dal 1953 al 1963; Salvatore Pala (1877-1950), mitica figura di medico al servizio delle persone più umili, ricordato con riconoscenza in una lapide nella vecchia casa comunale; Paolo Depperu (1901-1976), medico di fama internazionale, docente universitario e scrittore; Mariano Pintus (1916-1983), giornalista e politico, deputato al Parlamento con la Democrazia Cristiana dal 1953 al 1972, che ricopri anche incarichi di governi
MUSEI FRUIBILI DA VISITARE: - Museo Galluras, sempre aperto, per maggiori informazioni clicca QUI - Collezione Forteleoni di opere in sughero che apre su richiesta, info QUI
VIDEO - da progetto Gallura di Ponente, Luras
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Puoi approfondire con "Dizionario Storico – Geografico dei comuni della Sardegna2, Carlo Delfino Editore. Per approfondire trovi informazioni QUI