CURIOSANDO SARDEGNA è il periodico di GDV e un programma televisivo culturale di TELEREGIONE LIVE
A cura di PhD prof Luigi Agus, storico dell'arte, Accademia di Belle Arti di Palermo.
La basilica minore dedicata al martire Simplicio, probabilmente primo vescovo della Olbia romana, è il monumento simbolo della città gallurese, anche se fino a sessanta, settant’anni fa poteva considerarsi una chiesa di campagna, pur essendo stata, per circa otto secoli, la cattedrale dell’antica diocesi di Civita, poi unita con Ampurias.
La basilica presenta un paramento esterno quasi interamente in granito faccia a vista. La facciata è tripartita, con la parte centrale più elevata chiusa da un tetto a capanna e divisa da una sottile cornice marcapiano che funge da base per una grande trifora sistemata nello specchio alto, retta al centro da colonnine con capitelli e pulvini lavorati, a sua volta inclusa in una lunetta ricavata nello spessore della parete; la parte bassa è occupata invece dal portale lunettato.
Le parti laterali presentano due archetti ciechi su ciascuno specchio poggianti alle estremità su paraste d’angolo, verso la parte centrale su lesene e al centro su peducci. Nello specchio sinistro è collocato un bassorilievo marmoreo, databile alVII secolo circa, raffigurante la scena apocalittica della cacciata dei popoli pagani, mentre sul lato destro poggia un campanile a vela. Le pareti laterali, abside compresa, sono ornate da una teoria di coppie di archetti ciechi poggianti alternativamente su esili lesene e peducci, mentre sugli spigoli su paraste. Subito sopra la teoria di archetti ciechi è presente un paramento in laterizi, che occupa circa 2/3 delle pareti laterali verso il presbiterio, ornato anch’esso da archetti ciechi. L’interno è a tre navate divise da una teoria di colonne monolitiche alternata a pilastri, tranne per la seconda campata a destra, dove la colonna è sostituita da un pilastro. Le navatelle laterali, alte e strette, sono coperte con volte a botte in laterizi, fatta eccezione per la prima campata di quella destra, che invece è più elevata e presenta una copertura lignea, forse base di una torre campanaria mai realizzata e sostituita nel XIX secolo dal campanile a vela in facciata. La navata centrale, più ampia, è coperta con tetto ligneo a capriate e si conclude nel fondo con il catino absidale illuminato da una monofora centrale affiancata dai resti di affresco (fine XII secolo) raffiguranti S. Simplicio, S. Vittore e il primitivo capitolo di quattro canonici premostratensi.
L’edificio insiste su un’area particolarmente importante da un punto di vista archeologico, visto che nei dintorni e attorno allo stesso sono presenti diverse necropoli romane e medievali, nonché un tempio dedicato a Cerere di età romana. Tuttavia l’attuale chiesa fu edificata sicuramente dopo il 1.000, probabilmente su un più antico edificio o forse attorno ad una “memoria” del martire Simplicio, per volontà dei giudici di Gallura, che ne fecero il centro del loro governo, visto che si trattava di una tipica Insula episcopalis entro la quale era ricompresa, molto probabilmente, anche la cancelleria giudicale. Si trattava, in poche parole, di un complesso esterno alle antiche mura cittadine, a sua volta fortificato, che prese il nome di Civita e che diede anche il nome all’antica diocesi medievale, poi unita a quella di Ampurias nel 1506 e infine trasferita a Tempio nel 1839, cambiando perfino denominazione. La basilica venne edificata in due distinte fasi: la prima corrispondente al primo periodo giudicale risalirebbe al 1.050-1.060 circa e comprenderebbe tutto l’alzato fino alla copertura delle navatelle laterali. In questa fase era probabilmente prevista una copertura con volta a botte in laterizi anche per la navata centrale, vista la presenza sulle pareti in alto di beccatelli non affrontati (indizio chiaro di un sostegno per una centina scorrevole) e di un paramento in laterizi, oltre ad una torre sullo spigolo destro della facciata. I lavori tuttavia, per ragioni a noi ignote, vennero interrotti per quasi un secolo. Alla ripresa, avvenuta verso il 1.160-1.170 circa, fu completata la navata centrale che venne sopraelevata e coperta a capriate lignee. Risale a questa fase la splendida trifora della facciata, mentre ad epoca immediatamente successiva gli affreschi, di cui restano oggi importanti lacerti nell’abside.